Ieri accennavo all’essere garantisti sempre e non solo per gli amici e mi son ritrovato una serie di commenti relativi al caso Salvini.
In realtà il caso Salvini ha poca attinenza con quello Open ma ce ne sono invece molti che gli assomigliano.
Inizierei col dire che il caso Salvini è inesistente, veramente campato in aria, intendo dal punto di vista giudiziario e non da quello politico, su cui è inutile soffermarsi perché divide fortemente e non è detto che la divisione sia fra destra e sinistra o fra razzisti e antirazzisti come è facile pensare o si vuol far credere.
Mi piacerebbe invece ricordare il caso Toti. Perché lo prendo ad esempio? Perché, quando ha patteggiato ho visto la quasi totalità dei miei amici renziani gioire per la sua condanna.
Allora parliamo del problema del finanziamento ai partiti e ai candidati. Lo chiamo problema perché è un problema.
Un sistema cappio al collo che costringe comunque molti politici a finanziarsi abusivamente e allo stesso tempo che può sindacare sui finanziamenti in chiaro.
Passo indietro: avete presente la famosa barzelletta dei 49 milioni a Salvini? Intanto lui non c’entra, non c’era quando è stato accertato il fatto. Secondo voi perché è stato condannato ma non gli sono stati chiesti indietro i quattrini? È semplice, perché altrimenti avrebbe scatenato un putiferio. Come pensate che gli altri partiti finanzino le campagne proprie e dei vari candidati locali che appoggiano? Le avete mai viste le cene elettorali con 500 persone invitate per candidati che vivono del proprio stipendio? Come pensate che siano finanziate? Ecco, svegliatevi.
Torniamo a confrontare il caso Open e il caso Toti. Ci piaccia o no, Open e le Leopolda hanno finanziato progetti politici, quindi l’accusa poteva essere legittima.
Nel caso Toti invece non c’era niente di occulto, i finanziamenti erano regolarmente registrati, alla luce del sole.
Perché ha patteggiato? Per semplice ricatto. L’accusa rimasta in piedi era relativa a un articolo di legge fra i più fascisti e scellerati che esistono nel nostro paese, quello sulla corruzione impropria (Legge Severino) con pena inasprita a 8 anni di reclusione con la legge 3/2019 (Spazzacorrotti) del ministro Bonafede.
Una legge trappola studiata appositamente per togliersi di torno avversari politici. La corruzione impropria è difficile da provare, ma intanto con essa si può accusare chiunque e tenerlo per anni sulla graticola e fuori dalla politica. Nello stesso tempo è praticamente impossibile difendersi, perché non riguarda prove oggettive ma semplicemente ipotesi.
Sempre ad esempio il caso Toti. La realtà semplice. Durante il suo governo si aprono alcuni supermercati esselunga come in tutta Italia, vengono affidate concessioni importanti al maggiore imprenditore locale del settore, forse l’unico in grado di realizzarli senza chiamare i cinesi come in altri porti italiani. Come succede in tutto il mondo, gli imprenditori vogliono sostenere un politico lungimirante e versano delle cifre per la sua campagna, tutto in modo regolare alla luce del sole. Ebbene, questi semplici fatti, diventano corruzione.
Perché? Semplicemente perché quel ragazzaccio ex comunista ha deciso di candidarsi alla Regione, ma siccome le elezioni sono ancora lontane, con un semplice piccolo atto, si manda in aria il consiglio regionale e si indicono le elezioni. Il ragazzaccio ottiene tutto quello che serviva, tranne che non riesce a prendere in giro i Liguri che non ci cascano.
In sintesi, ormai è chiaro da anni, dietro a ogni scandalo giudiziario c’è un’azione politica.
Quindi la chiusura del caso Open era scontata, anche perché ormai è storia. I Pm partono con accuse, anche inesistenti, tanto non devono spiegazioni a nessuno. Poi nella maggior parte dei casi non arrivano a giudizio, ma ormai hanno rovinato ed escluso gli imputati.
Poi, ad avere una mentalità grillina, ci si potrebbe chiedere: qual è il rapporto tra questa archiviazione e la svolta politica a 360° di Renzi? Ma noi non siamo grillini, non lavoriamo né a Report e né al Fq e né a LA7, e quindi la riteniamo, semplice coincidenza.
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