IL MONDO SCONVOLTO DA TRUMP

Non c’è dubbio, il biondo se voleva farsi notare c’è riuscito. Dei dazi ne parlava già da un po’ ma non tutti l’avevano preso sul serio, soprattutto per il fatto che quel provvedimento sfavorisce prima di tutto gli stessi Usa. Lui dice che serve per riportare la produzione negli States, anzi dice che è già partita. In effetti che ci vuole e mettere in piedi una produzione industriale? Voi pensavate 10 anni, come sempre? No, lui è sovraumano, in una settimana ha già risolto.

Veniamo in Italia. Ne senti di tutti i colori. La borsa che brucia migliaia di miliardi e tu già vedi qualcuno che porta in piazza tonnellate di banconote e le brucia. Dai, siamo seri.

Veniamo in Italia, qui la situazione è semplicissima, è tutta colpa della Meloni. Perché? Perché è fascista.

Cosa pensa la Meloni? A sentire i media e le opposizioni è difficile capirlo, perché le fanno dire cose inenarrabili, che avrà detto loro all’orecchio, perché quello che dice con la sua voce pubblicamente è tutt’altro. È molto poco, ma non credo che al momento si possa dire di più.

Dice semplicemente: è un brutto colpo ma non è una catastrofe, vedremo cosa si può fare, i contro-dazi non sono una soluzione ma se dovremo farli li faremo. Sui contro-dazi la risposta dell’opposizione è subito: ecco, l’amica di Trump non vuole contrariarlo. Ok, certo, l’opposizione deve fare l’opposizione. Nei paesi seri davanti a crisi mondiali così importanti ci si mette assieme maggioranza e opposizione e si collabora. Qui la politica è calcio, quindi non si può fare.

Cominciamo col dire che i contro-dazi si possono stabilire in Europa, non nei paesi singoli. Personalmente spero che non si arrivi a una scemenza tale perché da un problema marginale che investe solo pochi settori e in maniera parziale, porteremmo il problema a livello totale. Quello che importiamo dagli Usa non sono solo gli Iphone o i vestiti di Kelvin Klein, di cui possiamo anche fare a meno, ma sono una miriade di componenti e materie prime che vanno a gravare su grandissima parte dei prodotti italiani, che quindi aumenterebbero di costo, portando l’inflazione alle stellee un’ulteriore ammanco nei portafogli dei cittadini.

Poi ci sono i soliti che ci dicono: ecco, guarda cosa hanno fatto in Spagna. Una cosa grandiosa. Se uno si becca un tumore, che fai? Lo curi? Lo operi? No, lo droghi. Questo fa Sanchez.

Come la vedo, in finale? Innanzitutto, bisogna vedere cosa succede. Quanto porterà avanti Trump questa commedia?

Sarà possibile trattare? Vedremo. A livello locale, si può fare qualcosa? Si possono aiutare le aziende che subiranno una perdita reale? Si può, ma dico subito che questo sistema non funziona nel nostro paese.

Quindi la vedo così male?

No, serve tempo ma non la vedo male. Pensateci un attimo, siamo uno dei paesi maggiori esportatori nel mondo. Nel resto dei paesi, le imprese sono aiutate dai propri stati a esportare? Sì, dovunque. Con strutture e quant’altro gli dia la strada per esportare. In Italia no. Come abbiamo fatto allora a raggiungere questi traguardi? Con le imprese, non le grandi, le piccole e le medie imprese, con personaggi che nonostante le vessazioni, le imposizioni, i lacci e briglie che lo stato gli mette addosso, hanno imparato da sempre a non fare affidamento sullo stato. Loro sono quelli che prendono la valigetta, salgono su un aereo e vanno in giro per il mondo. Ecco, io ci posso giurare che lo stiano già facendo, semplicemente alla ricerca di altri mercati che possano sostituire quella percentuale che “probabilmente” andranno a perdere negli Usa. No, perché non è che possiamo pensare che gli statunitensi che rappresentano solo il 10% delle esportazioni, rinunceranno a una miriade di prodotti italiani perché costano il 20% in più.

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